giovedì 23 febbraio 2012
guerre perdute
- La fortuna guida le cose nostre meglio di quanto possiamo desiderare. Vedi là, amico Sancio, che appariscono trenta, o poco più giganti smisurati? lo penso di azzuffarmi con loro, e mandarli all’altro mondo, per cominciare ad arrícchirmi delle loro spoglie. É guerra onorata ed è un servire Iddio togliere dalla faccia della terra così trista genia.
- Dove sono i giganti? - disse Sancio Panza.
- Quelli che vedi laggiù, - rispose il padrone - con quelle braccia tanto lunghe, che qualcuno le ha quasi di due leghe.
- Guardi bene la signoria vostra, - soggiunse Sancio - che non sono giganti, ma mulini a vento, e quelle che paiono braccia, sono le pale delle ruote, che percosse dal vento, fanno girare la macina del mulino.
- Si capisce, - disse don Chiscìotte - che non sei pratico di avventure: quelli sono giganti, e se hai paura, fatti in disparte e mettiti a pregare, mentre io vado a combatter con essi una fiera e disuguale tenzone.
Detto questo, spronò Ronzinante, senza badare al suo scudiere, il quale continuava ad avvertirlo ch’erano senza dubbio mulini a vento e non giganti quelli che andava ad assaltare. Ma egli s’era tanto fitto in capo che fossero giganti, che non udiva più le parole di Sancio, nè avvicinandosi arrivava a capire che cosa fossero veramente; anzi, gridava a gran voce: « Non fuggite, codarde e vili creature, che il cavaliere che viene con voi a battaglia è un solo e voi siete in molti ».
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